Recensioni su serie tv, film cinesi
难忘的夏天,回到西安,第一次去延安
Quest’estate 2023 è stata e sarà per me un’estate davvero indimenticabile. Dopo il caos, le sofferenze e le incertezze del Covid, dopo 4 anni di assenza, sono riuscito a tornare in Cina con la mia famiglia e per la prima volta è venuta con noi nostra figlia che, all’epoca del nostro ultimo viaggio, non era ancora nata.
Scopo principale del viaggio, dunque, è stato visitare parenti ed amici per far conoscere la bambina a tutta la famiglia, bisnonna, cugini, zii e nonni. Tuttavia, avendo a disposizione diversi giorni ed essendo già stato diverse volte a Xi'an, si è presentata l'opportunità di andare ad esplorare qualche altro posto e, considerata la mia passione per la storia recente cinese, considerata la relativa vicinanza con Yan'an, non potevo dunque non andare a visitare quella che è stata l'ultima tappa della Lunga Marcia, considerato ora luogo "sacro" della Rivoluzione Cinese.
Ospitalità al primo posto (好客第一)
Diventando parte di una famiglia qui, in questa parte della Cina, l’ospitalità diventa indiscutibile. Non ho mai avuto esperienza diverse rispetto a questa, dunque non ho elementi per commentare l'ospitalità cinese in generale, mi limito dunque a raccontare la mia esperienza.
Subito dopo l’atterraggio, appena un giorno di riposo per riprendersi dal jet lag e poi subito un pranzo con tutta la famiglia allargata dove noi ospiti portiamo regali e pensierini ai parenti ed i parenti regalano le famose Hóngbāo (红包) alla bambina, ovvero, bustine rosse con cui è uso donare soldi ai bambini nelle festività e occasioni speciali.
Una caratteristica dei ristoranti in Cina è quella di esser molto grandi (a volte sono parte di edifici di diversi piani) e divisi in stanze autonome che vengono prenotate da diversi gruppi di persone.
Per l’occasione, i nostri parenti avevano prenotato una stanza con i classici tavoli girevoli in cui vengono servite le diverse pietanze, Mentre il ripiano circolare centrale su cui poggiano i piatti gira, ognuno con le proprie bacchette prende quel che più gli piace tra le portate disponibili.
Rivedere dopo molto tempo persone che ti hanno accolto calorosamente nella famiglia è stato davvero emozionante ma forse la cosa che quel giorno mi ha toccato di più è stato vedere mia figlia giocare con i cuginetti, incontrati quel giorno per la prima volta.
Mentre i bambini giocavano insieme, una cugina di mia moglie sorridendo si rivolge verso di me dicendo “hǎizi méiyǒu biānjì” (孩子没有边际) “I bambini non hanno confini”. Questo è il loro approccio alla diversità.
Nel pomeriggio, subito dopo il pranzo, tutti insieme, adulti e bambini ci siamo diretti all’ értóng lèyuàn (儿童乐园), un parco giochi per bambini dove gli adulti possono giocare insieme ai propri figli.
Come molte altre cose in Cina, il parco è molto più grande rispetto alle nostre equivalenti sale giochi per bambini, occupa un piano intero di un grande edificio, dentro si trova praticamente di tutto: arrampicata, tappeti elastici, mini go-kart e stanze con mega costruzioni.
Dopo un pomeriggio intero a saltare e giocare, nonostante l’abbuffata del pranzo, quale conclusione migliore per la serata se non rifocillarsi tutti insieme in zona Huímín jiē (回民街), il quartiere musulmano, collocato in pieno centro, praticamente dietro il Gǔlóu 鼓楼, la Torre del tamburo, uno dei monumenti principali della città.
Le specialità da assaggiare qui sono senza dubbio gli spiedini (di ogni tipo e dimensione) e gli spaghetti freddi con salsa di arachidi Májiàng liángpí (麻酱凉皮).
Tornando a parlare di ospitalità, non solo il pranzo fuori, il pomeriggio e la serata insieme, le Hóngbāo (红包) alla bambina ma per tutta la nostra permanenza ogni pranzo o cena insieme, i parenti di mia moglie non ci hanno permesso quasi mai di pagare, inoltre, ogni volta che mia figlia vedeva qualcosa di carino, un giocattolo o qualsiasi altro gadget, senza dire niente, lo compravano e glielo regalavano.
Avendo a disposizione 15 giorni e avendo già visto i principali monumenti di Xī ān (西安), c’era dunque l’opportunità di visitare qualche altra destinazione.
A circa 300 km da Xī ān c’è Yánān (延安), “luogo sacro” della Rivoluzione Cinese ( 延安,中国革命的圣地) come si legge all’ingresso del Memoriale della Rivoluzione costruito recentemente proprio in questa città, fortemente voluto dal presidente Xi Jin Ping.
Yánān è stata, infatti, l’ultima tappa della Lunga Marcia ed è divenuta oggi una affollatissima destinazione del cosiddetto Hóngsé Lǚyóu (红色旅游) cioè Turismo Rosso, vale a dire un circuito di siti di rilevante importanza nella recente storia della Rivoluzione e fondazione della Repubblica Popolare Cinese.
Questo fenomeno è un progetto finalizzato alla promozione turistica di zone economicamente arretrate e alla divulgazione della storia recente legata alla lotta contro i Nazionalisti, alla Resistenza anti-giapponese e alla Fondazione della Repubblica Popolare, rivolto tanto agli adulti che hanno vissuto in epoche più vicine a quegli avvenimenti, quanto ai giovani che ne hanno sentito parlare solo sui libri di storia e nei film.
Da quel che ho potuto vedere il luogo era davvero affollato, ho visto anche molti giovani, non solo vecchi nostalgici, dunque sembra che il progetto stia raccogliendo un buon risultato.
Il Turismo Rosso cinese potrebbe, magari, essere fonte di ispirazione anche per noi in Italia e spingere le nostre istituzioni a promuovere la visita di luoghi simbolo della nostra Resistenza da cui è poi scaturita la Costituzione, piuttosto che continuare a revisionare fatti che dovrebbero esser ormai patrimonio storico di tutti.
Ma qui si apre tutto un altro scenario, ben consapevole delle notevoli differenze storiche sopravvenute nel contesto italiano e cinese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, risulta chiaro che nel quadro socio culturale odierno italiano, il tema della Resistenza è un argomento divisivo, come non lo è in Cina.
Ho trattato di questo argomento in un mio precedente articolo Dai libri di testo di seconda elementare cinese, una lezione per la memoria della Resistenza italiana ed è stato uno spunto per un evento che ho organizzato insieme all'Associazione Casa Gramsci dal titolo I cinesi in Italia durante il Fascismo. I campi di concentramento.
Al link in basso un paio di articoli per approfondire il fenomeno del turismo rosso:
https://italian.cri.cn/1815/2015/01/07/69s234963.htm
https://travelnostop.com/news/turismo/turismo-rosso-europa-cina-italia_465274
Riprendendo il filo del discorso dunque, Yánān per chi come me ama profondamente la storia recente cinese ed ha letto il capolavoro del giornalista statunitense Edgar Snow, Stella Rossa sulla Cina, libro-cronaca e testimonianza diretta della Lunga Marcia, questa è una tappa obbligata. Inoltre, con il vantaggio di trovarmi ad una distanza relativamente breve da casa dei miei suoceri e avendo un po' di giorni liberi a disposizione, non potevo mancare l'occasione.
In questa piccola cittadina tra i monti a nord dello Shǎnxī (陝西), si è davvero scritta la storia cinese e mondiale, questo è stato il quartier generale dove i Comunisti Cinesi hanno vissuto, lottato e pianificato le strategie che hanno poi portato alla vittoria della Rivoluzione, ponendo le basi per il riscatto della nuova Cina, un riscatto di cui forse solo ora, dopo più di 70 anni dallo svolgersi di quegli episodi, noi occidentali iniziamo a renderci conto.
Qui, in condizioni difficilissime Mao e i suoi hanno vissuto per 13 anni, dal 1935 al 1948, vivendo dentro gli yáodòng (窑洞) case ricavate in caverne scavate nella montagna.
Prima tappa del viaggio, appena arrivati, ovviamente check in e albergo e, subito dopo, pranzo in uno dei tanti piccoli ristori della città. Pranzo a base di verdure, carne di asino ed una delle bevande più popolari nello Shǎnxī, l’aranciata Dàyáo (大窑)
Al tavolo ti portano anche una ciotola o un recipiente di agli da mangiare crudi. A molti cinesi piace. Questa è una delle poche usanze cinesi a cui non mi sono ancora abituato ...
Dopo il pranzo breve sosta in albergo e poi si riparte per visitare i principali siti della città. Di seguito consiglio i principali siti di interesse da visitare a Yánān.
Sito di templi buddisti nel cuore della città. Qui non ho scattato molte foto, da un lato per non urtare la sensibilità dei fedeli nei templi, dall'altro perché dal punto di vista religioso e storico, il sito non offre molto. Andando a Yánān, comunque, è un posto che non si può non visitare.
Tra le poche foto scattate c'è quella che ritrare mia figlia suonare un'antica campana buddista in compagnia di mio suocero.
Bǎotǎ (宝塔) è la pagoda simbolo della vittoria nella guerra di Resistenza contro gli invasori giapponesi situata in una delle zone più alte della città.
Dopo aver effettuato l’accesso ai cancelli del sito, si prende una navetta per salire nella parte più alta del sito, sul piano che ospita la Pagoda (a piedi sarebbe una camminata discretamente faticosa), poco prima di accedere al sito della pagoda, ad accogliere i visitatori c’è il messaggio che si può vedere nella foto in basso. Sotto la foto si vedrà la trascrizione in caratteri cinesi e la traduzione.
In basso trascrizione e traduzione della scritta.
不忘初心牢记使命
延安之行砥砺前行Traduzione:
Non dimenticare gli ideali iniziali, ricordare la missione
La strada scolpita da Yánān continua ad andare avanti.
Scopo del messaggio è probabilmente quello di divulgare e ricordare le fondamenta ideologiche e le imprese storiche, politiche, militari ed umane che hanno forgiato le basi della Repubblica Popolare Cinese ai visitori.
Qui sotto alcuni scatti di vedute della pagoda
Essendo considerato un punto di rilevante interesse storico dal governo cinese, essendo stata un'area povera, è stata oggetto di un imponente sviluppo edilizio, come le foto comparative presenti sul sito stesso mostrano. Le foto nel cartello mostrano la differenza tra il 1973 ed il 2023. Il piano è uno dei punti più alti della città e consente di vedere la valle della cittadina.
A fare le spese di questo progresso sono state le antiche case posizionate nella valle tra le montagne.
Dal punto di vista della storia della Rivoluzione, della lotta di Resistenza e della Lunga Marcia, questo, insieme a Zǎoyuán (枣园) che vedremo di seguito, è uno dei luoghi più interessanti di Yánān, perché è qui che ci sono gli 窑洞 yáodòng, case scavate nella pietra delle montagne di terra gialla tipiche di questa zona a nord dello Shǎnxī, luoghi in cui i leader del Partito Comunista Cinese in guerra contro giapponesi e nazionalisti hanno vissuto in condizioni di vita durissime.
Il primo luogo di rilevante interesse una volta entrati nel sito è il tavolo dove Mao fu intervistato dalla giornalista statunitense Anna Luise strong, il tavolo è il luogo in cui, durante l’intervista, Mao pronunciò la storica frase 一切反动派都是纸老虎, vale a dire “Tutti i reazionari sono tigri di carta”
Ho cercato invano di scattare una foto al tavolo in sè, senza altri soggetti, ma prima mia figlia ha deciso di mangiar lì il gelato, dopodichè altri turisti hanno preso d'assalto il sito, facendomi desistere dal mio originario intento...
Veniamo ora agli Yáodòng (窑洞). Tutti coloro i quali hanno letto Stella Rossa sulla Cina di Snow non potranno non esser curiosi di entrarci dentro, visitarli, vedere come vivevano, dove dormivano, dove studiavano, dove cucinavano i protagonisti della Rivoluzione Cinese e del libro.
Seppur risulta chiaro che tutto è stato ricostruito quasi in forma "artificiale", con il letto rifatto, foto appese al muro e utensili ordinati e ben riposti, si può quanto meno percepire ed aver un'idea ben precisa delle condizioni in cui hanno vissuto e operato.
Oltre alle vecchie residenze di Máozédōng (毛泽东), Zhōuénlái (周恩来) e Zhūdé (朱德), c’è l’edificio in cui si è tenuto il Settimo Congresso del Partito Comunista Cinese.
Come tutti i luoghi di interesse storico recente, specialmente legato alla storia politica, l’ambiente viene ricostruito e mantenuto come per mantenere vivi queli attimi che hanno scritto pagine fondamentali della storia cinese.
E così vengono mantenute le bandiere rosse con la falce e martello sullo sfondo, le immagini dei personaggi fondamentali del Marxismo-Leninismo e gli interpreti fondamentali della Rivoluzione Cinese.
Vengono mantenute piante fresche sul palco della presidenza dove erano seduti i dirigenti del Partito durante il congresso ed un leggio dove i turisti possono fare le foto mettendosi in posa come gli oratori del congresso.
La posa più in voga è, neanche a dirlo, il pugno chiuso vicino alla tempia.
Passeggiare in questo sito mi ha fatto sentire in assoluto più di qualsiasi altro luogo io abbia visitato in Cina un Lǎowài (老外), cioè uno straniero, anzi, a dire il vero, passeggiando nel sito, da come percepivo gli sguardi dei cinesi su di me, dai frammenti di commenti che carpivo al mio passaggio, quando addirittura non venivo fermato per fargli fare una foto "insieme ad uno straniero", mi sembrava di essere un vero e proprio wàixīngrén (外星人), un alieno...
D’altronde come posso dar loro torto? Quale altro occidentale parte per la Cina per andare a visitare l’ultima tappa della Lunga Marcia? A giudicare dalle presenze che vedo e dalle occhiate che ricevo, mi pare che l’ultimo occidentale qui sia stato Edgar Snow … Ed è un peccato, perché un posto così suggestivo, in cui, che ci piaccia ammetterlo o no, non è cambiata solo la storia cinese ma quella del mondo intero. Secondo il mio modesto punto di vista noi occidentali qui dovremmo venirci in numero decisamente maggiore.
L' ultimo luogo da visitare prima di uscire dal sito è l’orto di Mao, dove dicono coltivasse, oltre ad alcune verdure, i suoi amati peperoncini.
È noto che Mao fosse grande amante dei peperoncini, per questo li amava coltivare, inoltre, chi avesse letto Stella Rossa sulla Cina ricorderà un passo che riguarda in qualche modo anche l’Italia.
Quello in cui Mao sostiene ardentemente che tutti popoli rivoluzionari amano il piccante, iniziando a fare esempi come la Francia o il Messico, salvo poi doversi sentire smentito quando qualcuno gli ricorda che anche gli italiani sono grandi amanti del piccante …
Altra tappa fondamentale durante una visita a Yánān è quella del monumentale Memoriale della Rivoluzione costruito recentemente e voluto con forza da Xi Jinping.
L’imponenente ingresso accoglie i visitatori con una statua gigante di Mao, sulla sua destra una stele con il rù dǎng shì cí (入党誓词), il giuramento da prestare per poter essere ammesso al Partito Comunista Cinese.
Il memoriale è stato costruito per rimarcare l’importanza che questo luogo rappresenta per la fondazione della nuova Cina. I tredici anni che vanno dal 1935 al 1948 che hanno visto Yánān come casa del Partito Comunista Cinese allora in guerra, rappresentano ancor di più nella visione dell’attuale dirigenza del Partito Comunista Cinese, l’incubatrice in cui la nuova Cina si è formata.
Dentro vengono scandite le principali tappe e momenti di questi tredici anni, tanti reperti come abiti e armi utilizzate da Mao, Zhou En Lai, Zhu De e altri.
Appena entrati si viene accolti da una parate di statue in bronzo raffiguranti Mao, Zhou En Lai, Zhu De e altri, in posa con lo sguardo rivolto verso l'avanti, verso i visitatori che entrano. Sullo sfondo le montagne del nord dello Shaanxi dove svetta la Pagoda.
In alto a sinistra le date 1935 - 1948, periodo della permanenza a Yan an del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.
Copie originali di testi e materiali di propaganda politica dell’epoca, appunti, schizzi e ritratti tra cui, un appunto redatto da Mao in cui si vede l’originale di una scritta che, dalla Rivoluzione Culturale in poi, è divenuta icona del Maoismo, tanto nel contenuto quanto nel suo stile grafico.
Una vero e proprio testo/logo che continua ad essere riprodotto su gadget, magliette o targhe di uffici pubblici. Mi riferisco alla celebre frase Wèi rén mín fú wù (为人民服务) “Servire il popolo”.
Non mancano cimeli dei protagonisti di Yan an, armi di ogni genere o riproduzioni di armi utilizzate da Mao in persona.
Nel corridoio finale che accompagna i visitatori all'uscita si vedono in carrellata i quadri che ritraggono i principali presidenti della Repubblica Popolare Cinese dalla fondazione ad oggi: in sequenza Mao Ze Dong, Deng Xiao Ping, Jiang Zemin, Hu Jintao e l'attuale Xi Jiping.
Quartier generale del Partito Comunista Cinese durante la residenza a Yánān, luogo dove si pianificava la strategia militare del Partito.
In questo sito si trovano gli uffici di pianificazione delle strategie belliche (zǎoyuán zuòzhànshì - 枣园作战室). Questi in particolare erano gli uffici dell' Ottava Armata di strada dell'Armata Rossa (bàlùjūn - 八路军). In questi uffici vengono mantenute le mappe appese al muro, tavoli, sedie, giornali e documenti per ricreare l'ambiente, come se i protagonisti di allora fossera ancora lì, ogni mattina, a ragionare su come sconfiggere Chang Kai Shek (Jiǎng Jiè shí - 蒋介石).
Non mancano altri 窑洞 Yáodòng, dimora dei principali protagonisti: Mao Ze Dong, Zhou En Lai e Zhu De.
Prima di uscire si incontrano le statue in bronzo dei leader comunisti protagonsiti a Yan an. In foto da sinistra a destra: Rèn bì shí (任弼时),Zhōu Ēn lái (周恩来), Máo Zé dōng (毛泽东), Liú Shào qí (刘少奇), Zhū Dé (朱德) . Tutti i visitatori si scattano una foto davanti le statue ed io non sono stato da meno.
Al di là dell'interesse personale nel visitare luoghi che ho vissuto solo attraverso libri e film, oltre ad approfondire per esperienza diretta la storia filtrata da testi comunque occidentali, esser lì permette di vedere come viene ricostruito il passato recente.
Proprio visitando una delle abitazioni dei principali leader politici, dentro lo Yaodong di Zhou En Lai, mi imbatto in una foto che ritrae En Lai stesso al fianco di Liu Shao Qi, anche lui personaggio fondamentale nelle vicende che hanno visto i Comunisti Cinesi vincere la guerra e Fondare la Repubblica Popolare.
Li Shao Qi è stato anche Presidente della Repubblica Popolare, salvo poi esser duramente attaccato dalle Guardie Rosse durante la Rivoluzione Culturale, accusato di essere un controrivoluzionario nemico del popolo, rinchiuso e lasciato morire in carcere.
Qui a Zao yuan si rivede al fianco di Zhou En Lai nelle foto e passeggia addirittura di fianco a Mao nelle statue di bronzo all'uscita del sito, insieme ai grandi fondatori della Repubblica. Una riabilitazione postuma, come succede spesso nella recente storia cinese al cambiare di linea politica. Tuttavia non c'è ancora posto per lui tra i quadri dei grandi Presidenti in uscita al Memorial della Rivoluzione. Sembra dunque che le grandi contraddizioni della storia vengano sanate tenendo insieme gli opposti, rimuovendo le discrepanze. Si rimette in primo piano Liu Shao Qi vicino a Mao, si mette in secondo piano Jiang Qing.
Il centro di Yán ān di sera diventa una sagra a cielo aperto. Nella via centrale, tantissimi stand di streetfood stipati uno attaccato all'altro su entrambe i lati della via pedonale, con annessi tavolini posizionati di fronte, offrono i loro prodotti.
In un mio precendente articolo avevo già raccontato di un altro luogo che ha avuto attinenza con il Memoriale dell'Incidene di Xi' an, vale a dire le Terme di Hua qing, teatro di quello che è conosciuto qui in occidente come “L’incidente di Xi’an”, vale a dire, l’arresto di Jiang jie shi, evento che ha cambiò di fatto le sorti della guerra civile cinese, ponendo le basi per la temporanea collaborazione tra comunisti e nazionalisti in chiave di Resistenza antigiapponese.
Se scrivevo di quanto fosse stato importante quel luogo per la storia moderna non solo cinese, visitando questo memoriale, situato in pieno centro a Xi’ an, non troppo distante dalla Grande Pagoda dell’Oca Selvatica, ho potuto approfondire gli eventi che hanno portato a quell’arresto, scoprendo che, non fu un gesto d’impeto o un improvviso colpo di mano operato dai sottoposti del generalissimo a capo dei nazionalisti, fu invece opera di una trattativa diplomatica durata anni e svoltasi tra esponenti di vertice del Partito Comunista Cinese, nella figura di Zhou En Lai e del Partito Nazionalista, ovviamente rappresentato da Zhang Xue Liang e svoltasi proprio nei luoghi che ora ospitano il memoriale.
Questo è un fatto da non sottovalutare se si tiene conto che gran parte di quel che si sa in occidente circa quelle vicende è rappresentato dalle cronache d Edgar Snow contenute in Stella Rossa sulla Cina, cronache che hanno avuto il merito di portare la voce del Partito Comunista Cinese - isolato e perseguitato dall’esercito regolare, considerato da tutto il mondo alla stregua di un gruppo di banditi (tǔ fěi - 土匪) - al di fuori dell’accerchiamento del nemico, diventando popolare al di fuori della Cina e dell’Asia stessa. Cronache che probabilmente in quel contesto ed in quel momento non potevano approfondire le intricate vicende politiche che si andavano dipandando.
Qui come a Yan an, nei luoghi compresi nel circuito del turismo rosso, non ho visto solo turisti ma anche quelli che sembravano essere membri a vario titolo del Partito o comunque funzionari pubblici. Erano organizzati in gruppetti a seguito di una guida che spiegava loro la storia dei luoghi che visitavano.
Tutti avevano una camicia bianca ed una spilletta raffigurante la bandiera rossa con la falce e martello.
Se così è allora, il Turismo Rosso potrebbe non avere il solo scopo di rivalutare aree povere attraverso il turismo, mantenere il legame con la storia della fondazione con le generazioni adulte e anziane o trasmetterla alle generazion i più giovani.
Lo scopo potrebbe anche essere quello di trasmettere lo spirito che ha forgiato la Repubblica Popolare negli atti della Fondazione a tutti i nuovi membri del Partito in un periodo in cui, anche un grande paese come la Cina che continua a dichiararsi socialista - nonostante i grandi cambiamenti avvenuti, nonostante le inevitabili aperture al mercato, nonostante un mondo sempre più interconnesso - inizia a vivere un evidente processo di depoliticizzazione della società.
Anche di questo monumento e della sua storia ho già parlato in un mio precedente articolo, scritto dopo il mio primo viaggio in Cina, tuttavia devo tornare a scriverne perché in poco più di quattro anni, seppur la Grande Pagoda dell’Oca Selvatica sia sempre lì, uguale ed immutata da secoli, la cornice è cambiate in maniera repentina, incredibile ed inaspettata.
Se prima l’area circostante era circondata di turisti in abiti casual ora ai turisti si è aggiunta una folta folla vestita di Hànfú (汉服), vale a dire abiti antichi cinesi in voga nell'etnia Han prima dell'avvento della dinastia Qing.
Avevo già letto qualche articolo a riguardo, come questo che segnalo qui, disponibile sul sito China Files, in cui si parlava di una nuova moda che si andava diffondendo in Cina circa la riscoperta di questi abiti antichi ma non pensavo affatto che il fenomeno avesse raggiunto tali proporzioni.
Passeggiando in giro per il centro tanti ragazzi, bambini e adulti, camminano vestiti e truccati con abiti e ornamenti antichi.
In prossimità della Pagoda, la strada laterale che circonda le mura d’ingresso al tempio è praticamente diventata un set fotografico a cielo aperto, una postazione fotografica in fila, una dopo l’altra, in cui gli appassionati di Hànfú (汉服) con i loro vestiti sgargianti si mettono in posa alla ricerca della foto perfetta.
Appena si esce dalla stazione metro la prima cosa che balza all’occhio sono i procacciatori delle agenzie fotografiche che offrono pacchetti completi per noleggio Hànfú (汉服) + shooting fotografico.
Agli occhi di un occidentale della mia generazione questo spettacolo assomigliava molto da vicino ad una fiera Cosplay improvvisata nei pressi di un antico monumento orientale.
Prima di tornare in Italia, non essendo più disponibile il volo diretto Roma-Xi’an, siamo stati costretti a fare scalo a 深圳 Shēnzhēn, con l’occasione, abbiamo avuto un pomeriggio ed una serata per visitare il centro storico, cioè 南头 Nántóu.
Molti negozi e ristorantini alla moda situati nelle antiche mura storiche di 南头 Nántóu, vale la pena fare un giro. Questo è uno di quei posti in Cina dove non è raro incontrare altri occidentali, in più, lo stile dei negozi è talmente cosmopolita e simile ai nostri, seppur nella variante orientale, che non sembra di stare in un posto così diverso dai nostri centri metropolitani.
La vera differenza qui è l’imponente progresso tecnologico, i palazzi interamente illuminati di giochi di luce e animazioni, la quantità incredibile rispetto ai nostri standard di macchine elettriche che circolano per strada e, soprattutto, i gruppi di adulti di mezza età che popolano ogni marciapiede del centro per ballare balli di gruppo a ritmo dance.
Erano cose queste che avevo visto prima solo in alcune serie tv cinesi. Beh vederle con i propri occhi e filmarle con il proprio cellulare hanno davvero tutto un altro effetto.
Vederli mi ha dato un sensazione di curiosa simpatia, sembra un’incredibile sincretismo tra i balli di gruppo liscio da festa di paese e ritmi dance da discoteca adolescenziale, delle cose assolutamente inconciliabili dalle parti nostre, lì stanno insieme in una strana ma divertente armonia.
Conclusa con successo la presentazione dei due libri che hanno svelato ed approfondito una pagina rimossa della tragedia del fascismo italiano.
• I cinesi in Italia durante il fascismo. Il campo di concentramento (Philip L. Kwok)
• Aspettando la fine della guerra. Lettere dei prigionieri cinesi nei campi di concentramento fascisti. (Daniele Brigadoi Cologna)
Un grazie a tutto il pubblico venuto ad assistere alla presentazione dei due libri che hanno svelato ed approfondito una pagina rimossa della tragedia del fascismo italiano. Un grazie a Luna Cecilia Kwok per aver portato il suo contributo non solo di editrice di uno dei testi, ma anche come testimone diretta delle ricerche del padre, Philip Kwok, base per le fondamentali ricerche che hanno consentito di portare alla luce questa vicenda.
Un grazie ad Agnese Palma per aver portato il saluto dell’Anpi, per l’interesse mostrato verso queste altre vittime del fascismo, nonché di aver colto alcune delle storie personali emerse dal testo del Prof. Brigadoi Cologna, di straordinarie donne italiane, come Giuseppina Croci, partite giovanissime per la Cina a dirigere delle filande e tornate dopo aver conseguito grandi risultati. L’esser riuscita a collegare questa storia personale al quadro generale è stato spunto di grande riflessione per tutti.
Ringrazio Emanuele Pellecchia per aver raccontato come si è sviluppata l’idea per l’imminente realizzazione di un film che parlerà proprio del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, luogo dove alcuni dei cinesi internati furono trasferiti nella parte finale della loro assurda prigionia.
Un grazie anche al Prof. Brigadoi Cologna per aver raccontato nel dettaglio la ricerca raccolta nel suo testo, suscitando una profonda attenzione di tutto il pubblico presente. Il suo discorso non ha solo fatto comprendere gli assurdi motivi per cui degli innocenti sono stati rinchiusi in campi di concentramento ma ha anche svelato i processi storici che hanno condotto una parte del popolo cinese proveniente da un’area del raggio di 50 km della regione del Zhejiang in Italia, ricostruendo le loro esperienze di vita prima dell’arrivo, durante la prigionia e dopo la fine della guerra, quando iniziano a vivere nel contesto italiano del dopoguerra.
Non si è trattato solo di una storia di vittime del fascismo, questa è una vicenda dalle mille sfaccettature che apre a discorsi multidisciplinari che spaziano dall’ambito storico, sinologico fino a quello della sociologia delle migrazioni, per parlare di integrazione e sfatare luoghi comuni sulla Cina e i cinesi.
Considerata la riuscita dell'evento, l'Associazione Casa Gramsci a termine della presentazione ha annunciato la volontà di aprire un ciclo di incontri dedicati alla comprensione, studio e approfondimento del "mondo" Cina.
Un grazie a tutti e un arrivederci alla prossima iniziativa.
In basso le slide che hanno introdotto la discussione, spiegando come l'idea originale per un evento che doveva mettere a confronto il vissuto della memoria della Resistenza in Italia ed in Cina, si sia poi tramutata con successo nella presentazione dei due libri citati.
{pdfviewer file=/images/blog/cinesi-in-italia-durante-fascismo/I-cinesi-durante-il-fascismo-presentazione-libri.pdf}
È stata rilasciata in Cina diversi mesi fa ed è già disponibile su YouTube la serie televisiva completa, adattamento di “Il Problema dei Tre Corpi”, primo romanzo della trilogia Memoria del Passato della Terra di Cixin Liu, unico autore orientale capace di aggiudicarsi il premio Hugo (massimo riconoscimento mondiale per autori di fantascienza), probabilmente uno dei veri eredi di Isaac Asimov.
La serie è una coproduzione Tencent (società proprietaria di Wechat, principale social network cinese) e CCTV, tv di stato cinese.
Si attende da mesi la data di uscita della versione occidentale targata Netflix affidata agli stessi autori de “Il trono di spade” e preannunciata come vero e proprio colossal.
La solita polemica anti-cinese
Considerata la sudditanza culturale (e non solo) verso gli Stati Uniti, non stupisce come una produzione del genere, ispirata ad una trilogia di una qualità che non se ne vedeva dai tempi della trilogia della Fondazione di Asimov, sia passata in secondo piano dalle nostre parti.
La produzione Netflix è stata addirittura apertamente attaccata da due senatori statunitensi.
https://blog.screenweek.it/2020/09/il-problema-dei-tre-corpi-serie-netflix-polemiche-751692.php/
Dietro i soliti attacchi stantii e del tutto decontestualizzati per la questione degli Uiguri, che vengono tirati in ballo un giorno sì e l’altro pure ogni qualvolta ci si accosti alla Cina, c’è probabilmente il fondato timore statunitense di perdere oltre alla supremazia nella produzione materiale,anche quella della produzione culturale.
Gli attacchi sarebbero scaturiti a causa del sostegno da parte dell’autore dei romanzi nei confronti del Partito Comunista Cinese, reo, a detta dei senatori Repubblicani, autori della lettera con cui criticavano la collaborazione tra Netflix e Cixin Liu, di calpestare i diritti della minoranza musulmana degli Uiguri.
Ma se è questa la loro vera preoccupazione non si comprende il loro silenzio davanti i tanti artisti che di volta in volta sostengono uno o l’altro candidato presidente U.S.A. che in tema di diritti umani, da Guantanamo a Julian Assange, non possono certo impartire lezioni a nessuno, tantomeno alla Cina.
Chiusa la questione polemica passiamo alla trama
SINOSSI
Il corso della storia si stende nel corso di secoli il cui punto di inizio è la Rivoluzione Culturale in Cina.
Anche qui come in Asimov, la fantascienza è un mezzo per vedere ed interpretare il presente ed i possibili futuri attraverso una chiave ed un punto di vista diversi, in grado di disarmare le possibili barriere difensive che lo spettatore erige nella difesa del proprio punto di vista.
Durante la Rivoluzione Culturale un Professore di Astrofisica viene esposto al pubblico ludibrio dalle Guardie Rosse, torturato e lasciato morire come “Nemico del Popolo” a causa della delazione della stessa moglie e figlia maggiore.
Sarà questo l’evento scatenante che spingerà Ye Wenjie, figlia minore dell’Astrofisico, a nutrire il più profondo disprezzo verso la razza umana.
Questo disprezzo sarà fatale alla razza umana stessa, dopo un periodo nei campi di rieducazione (劳改 láo gǎi), dove viene spedita per non aver mai voluto rinnegare il padre, con la Rivoluzione Culturale che volgeva verso il termine, Ye Wenjie viene parzialmente riabilitata e assegnata a prestare servizio presso la Base Costa Rossa, misteriosa base dotata di un potentissimo radiotelescopio.
È proprio all’interno di questa base che Ye Wenjie, ex studentessa di Astrofisica, puntando il radiotelescopio verso il Sole, riesce a mandare un messaggio amplificato nell’Universo, ricevendo una risposta da una civiltà aliena residente su un pianeta del tutto inospitale e orbitante su un sistema a tre soli.
Le orbite imprevedibili rendono la previsione del calendario impossibile così che il mondo Trisolariano alterna ere di caos invivibili a ere di stabilità e benessere in maniera imprevedibile, rendendo la vita sul pianeta praticamente impossibile e a rischio estinzione.
Il messaggio fortuito di Ye Wenjie viene captato da uno dei pochi pacifisti presenti sul pianeta Trisolariano, il quale risponde intimando di non replicare assolutamente a quel suo messaggio oppure il suo pianeta sarà invaso e occupato dai Trisolariani, civiltà aggressiva e dittatoriale.
Ma il disprezzo covato verso la razza umana stessa da Ye Wenjie la spingono a non tener conto del monito ricevuto, convinta ormai che non esista niente di peggio degli uomini, convinta che l’uomo non sia più in grado di superare da sé i suoi problemi, risponde, sperando che una civiltà tecnologicamente più avanzata riuscirà ad aiutare l’uomo a creare una civiltà superiore.
I trisolariani distanti circa 4 anni luce dalla Terra iniziano dunque a preparare le flotte per l’invasione.
Nel frattempo si uniscono a Ye Wenjie tutti i delusi dall’umanità, tutti coloro che condividono lo stesso disprezzo e sfiducia nei confronti dell’umanità, fonderanno insieme la ETO, organizzazione segreta che si pone come obiettivo l’accoglienza dei Trisolariani e la facilitazione del loro avvento nel compimento della loro missione: l’invasione e la distruzione dell’umanità.
L’ETO inizia a reclutare nuovi adepti attraverso un think tank pubblico che riunisce importanti scienziati provenienti da tutto il mondo, l’organizzazione prende il nome di Frontiere della Scienza, promuove attività di discussione sulle funzioni ed i limiti che la scienza non dovrebbe oltrepassare.
Nel frattempo la ETO si divide in due fazioni: Avventisti (降临派 jiàng lín pài) e Redenzionisti (全求派 Quán qiú pài), dove i primi caldeggiano l’arrivo incondizionato dei trisolariani per la distruzione definitiva dell’umanità mentre i secondi spingono per tentare di risolvere l’irrisolvibile problema matematico dei tre corpi.
Risolvere l’enigma consentirebbe ai trisolariani di prevedere l’alternarsi delle ere di caos e stabilità, il che renderebbe il loro pianeta abitabile, impedendo così l’invasione aliena.
Quando i Trisolariani entrano in contatto con gli umani si rendono conto di due cose:
1 - Nel momento del contatto i trisolariani si trovano in uno stadio tecnologico decisamente superiore
2 - Il livello raggiunto dai trisolariani ha impiegato tempi di progressione molto lenti, mentre gli umani, seppur indietro, avanzano a ritmi incredibilmente veloci, tanto che per il momento dell’invasione si troverebbero ad un livello tecnologico superiore.
Da qui nasce il piano trisolariano, trovare un modo per contenere lo sviluppo tecnologico umano.
I mezzi utilizzati saranno principalmente due: la diffusione attraverso del think tank “Frontiere della Scienza” di un sentimento antiscientifico, qualcosa che intreccia l’ambientalismo radicale al complottismo e l’invio di due particelle in grado di bloccare convogliare l’energia degli acceleratori di particelle necessari alla ricerca nella Fisica, bloccando lo sviluppo teorico tecnologico umano in maniera definitiva.
Questa è la trama del primo romanzo della trilogia. In questa parte si trovano analogie con il complottismo moderno e con la Resistenza Cinese (e non solo), divisa tra chi decise nella difficoltà di combattere i giapponesi e chi si schierò con l’invasore per ottenere vantaggi personali, i cosiddetti “Collaborazionisti”.
C’è inoltre, questo sì, l’aver abbracciato la visione del futuro promossa dal Partito Comunista Cinese: lo sviluppo per un futuro condiviso. L’umanità intera fa fronte comune per difendersi dai rischi che affliggono l’umanità intera.
In basso l'anteprima del primo episodio della serie disponibile su youtube con sottotitoli in inglese
Al link in basso la versione con sottotitoli in italiano
https://www.viki.com/tv/39255c-three-body
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