Al Santuario di San Gabriele alla scoperta dell’incredibile Storia dei cinesi internati durante il Fascismo

Al Santuario di San Gabriele alla scoperta dell’incredibile Storia dei cinesi internati durante il Fascismo

Alcune domeniche fa una piacevole coincidenza mi ha portato insieme alla mia famiglia nei pressi del Santuario di San Gabriele situato ad Isola del Gran Sasso in Abruzzo provincia di Teramo, alle pendici del Gran Sasso.

Lo scopo del viaggio era una gita estiva fuori porta in cerca di refrigerio e buon cibo in un agriturismo, tuttavia, trovandoci vicino al Santuario non ho potuto fare a meno di andarlo a visitare e vedere coi miei occhi il luogo che ha visto svolgersi un episodio della recente storia italiana troppo poco considerato in rapporto alla sua importanza.

santuario san gabriele 01

All’interno della Chiesa di San Gabriele situata sul retro del Santuario, sono stati infatti internati durante il fascismo più di cento cittadini cinesi. L’incredibile storia di questi cittadini è stata portata alla luce dal libro di Philip Kwok “I cinesi in Italia durante il fascismo. Il campo di concentramento” e poi egregiamente approfondita dal testo del professor Brigadoi Cologna “Aspettando la fine della guerra – Lettere dei prigionieri cinesi nei campi di concentramento fascisti”.

Lo scorso ottobre ho avuto il piacere di organizzare insieme alla Associazione Casa Gramsci la presentazione dei due libri in presenza dell’autore di uno dei due libri, il Professor Brigadoi Cologna e Luna Cecilia Kwok, figlia dell’autore dell’altro testo.

Quell’evento è qualcosa che mi porterò sempre nel cuore e manterrò con piacere nella memoria, aver potuto seppur in piccolo contribuire a diffondere questa storia è una di quelle cose che mi danno soddisfazione.

Così dopo aver vissuto sui testi e condiviso con gli altri partecipanti dell’evento le vite e le storie di  quegli internati, poter visitare quei luoghi mi ha consentito di avere un’immagine ancor più vivida di quegli accadimenti.

Mi ha permesso di comprendere anche un po’ più in profondità il vissuto della memoria di quell’episodio che secondo il mio modesto parere va inscritto nella storia della Resistenza. Se è pur vero che quei cinesi non parteciparono attivamente alla Resistenza, non si può negare che ne furono vittime.

Quasi la totalità dei cittadini cinesi presenti in Italia durante il fascismo internati in campi di concentramento in condizioni difficili (in alcuni casi da comportare la morte stessa di alcuni internati) per non aver commesso nessun tipo di crimine, privati della loro libertà per il semplice fatto di esser poveri e cittadini di uno stato nemico in una guerra scoppiata proprio a causa nostra.

La mia domanda a questo punto è: perché nel dibattito pubblico su questo tema vengono se non completamente ignorati, di certo messi così in disparte? Sono forse stati i cinesi vittime di serie B?

Visitando il Santuario si può avere qualche piccolo frammento di risposta: all’interno e nei pressi della chiesa non c’è nessuna traccia dell’accaduto, l’unico frammento di ricordo viene affidato ad una targa posta subito al di fuori rispetto all’ingresso del parcheggio del Santuario, a porla la Comunità Montana.

santuario san gabriele 02

Un pezzo di storia messo in disparte, quasi ci si vergognasse di ricordarlo, quando dovrebbe essere un severo monito perché certe cose non accadano più.

L’impressione è che questa, come altre vicende della nostra Resistenza, non siano solo ancora temi “divisivi” quando dovrebbero essere invece condivisi senza ripensamenti ma siano addirittura “rimossi”.

Ma se tale rimozione è comprensibile nelle file dei simpatizzanti e nostalgici di quel periodo non trovo accettabile o comprensibile tale ignoranza da parte di chi i valori della Resistenza li difende attivamente.

Ma questa vicenda è talmente unica e particolare che riesce a trascendere per importanza la mera vicenda storico - politica.

Le ricerche del Professor Brigadoi Cologna hanno consentito di ricostruire l’incredibile percorso migratorio di quasi la totalità degli internati, uno ad uno, portando alla luce un fenomeno migratorio unico nel suo genere.

Ricostruendo i loro vissuti personali, gli avvenimenti economici e geo politici che hanno spinto uomini partiti da un villaggio chiamato Qingtian [青天 - qīng tiān] nello Zhejiang [浙江 - Zhè jiāng] a partire prima verso il Giappone e poi, a causa di persecuzioni, anche lì, razziali, proseguire verso l’Europa in Francia principalmente e, infine, in Italia.

Questo studio, oltre a portare alla luce ed analizzare in profondità una pagina buia e poco conosciuta della storia recente nazionale ha il merito di approfondire la conoscenza di una popolazione mite, riservata e laboriosa, vittima prima di persecuzioni razziali ora di indifferenza ed ingiustificati stereotipi.

Visitare questo luogo e studiare gli accadimenti di cui è stato teatro può essere un elemento fondamentale per migliorare la reciproca comprensione tra due popoli, quello italiano e cinese, che hanno in comune civiltà molto antiche ed una storia di relazioni lunga secoli.

Stefano DAlessandro
Author: Stefano DAlessandroWebsite: www.stefanodalessandro.itEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Alcune informazioni su di me

Sono nato il 26-12-1982 e mi sono laureato in Comunicazione e pubblicità per pubbliche amministrazioni e non profit nella Facoltà di Scienze politiche, Sociologia e Comunicazione dell'Ateneo Sapienza di Roma. Ho maturato esperienza negli uffici stampa di Associazioni Non Profit (Officina Culturale Arci La Freccia di Aprilia dal febbraio all'agosto del 2009), enti pubblici (ENIT Agenzia Nazionale del Turismo da marzo a ottobre 2010) e nell'agenzia di comunicazione Edi-press. Ho scritto di sport, cronaca e politica locale per il quindicinale il Caffè. Da sempre appassionato di nuove tecnologie e web ho deciso dopo l'esperienza del giornalismo di orientare la mia carriera professionale su questo nuovo fronte per passione e per arricchire le mie competenze professionali in maniera trasversale e poliedrica. Attualmente lavoro come web master/content manager di Avalon Instruments.


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