A Campoleone, una piccola frazione di tremila abitanti amministrata da due Comuni, Aprilia (LT) e Lanuvio (RM) un gruppo di amici ha fondato nel 2009 l'Associazione Pecoraduno.
Tutto nacque dopo una vacanza in terra sarda. Quelli che sarebbero stati i fondatori dell'Associazione tornati entusiasti ed affascinati da un breve ma intenso soggiorno a Bitti, rimasero folgorati dalle tradizioni culinarie, dai sapori, dall'accoglienza e la voglia di socialità dei bittesi. Così al rientro "in continente" dissero immediatamente "facciamo una cena in stile sardo!".
Si voleva riproporre la forte socialità caratteristica di molti luoghi della Sardegna e gustare ancora l’intenso sapore della carne di pecora cotta alla brace o cucinata “al callaro” oppure il tipico maialino fatto alla spada.
Alla cena parteciparono 50 persone, l'anno successivo si replicò e le persone divennero 150.
Dopo queste due cene tutto il piccolo paese parlava di loro, da lì ad organizzare un grande evento il passo è stato breve.
L'entusiasmo fu tale che subito contagiò gli altri coetanei e abitanti del posto e di tutte le zone limitrofe.
Tutto ciò, è bene dirlo, non veniva dal nulla. Campoleone aveva da tempo un legame con la cittadina sarda di Bitti (NU). Da lì partirono, intorno agli anni ’60, molti pastori che hanno creato, nella frazione laziale, un comunità sarda che non ha mai perso il contatto con le proprie radici, con le proprie usanze e tradizioni. Ed è stata proprio questa comunità che ci ha trasferito il know how, cioè il saper fare, necessario a riproporre quei sapori.
Quindi l’incontro tra queste due culture, quella sarda pastorale e contadina e quella giovanile campoleonese, composta da musica rock e voglia di stare insieme, ha dato vita ad una felicissima ibridazione culturale che ha permesso, tra l’altro, di superare vecchie barriere generazionali particolarmente rigide nel luogo.
Le due culture hanno in comune più di quanto non sembri, se l’attuale individualismo spinge le famiglie e le persone ad isolarsi nelle proprie sfere private per cercare di massimizzare le proprie risorse da sperperare nei centri commerciali, la collettività dei giovani campoleonesi e dei pastori di origine bittese ha ridato un impulso alla vita sociale di un paese che si avviava pericolosamente alla morte.
La kermesse ha avuto un successo che è cresciuto incredibilmente di edizione in edizione, la partecipazione è cresciuta di anno in anno a testimonianza di quanto la cittadinanza dei Castelli Romani, dell’Agro Pontino, della provincia di Roma e Latina apprezzino lo spirito, la cucina, le culture della festa. Venivano al Pecoraduno persone di Albano, Aprilia, Lanuvio, Genzano, insomma dai Castelli Romani all'Agro Pontino si parlava di noi.
Tutto questo ha creato la consapevolezza che il Pecoraduno non fosse più solo una festa ma un vero e proprio movimento di rivalutazione delle culture contadine e pastorali, che le moderne logiche di mercato ed i nuovi valori consumistici minacciano sempre di più (pensiamo che i lavoratori agricoli italiani under 60 sono pressoché una rarità, pensiamo alle mozzarelle blu, pensiamo che coltivare carote o grano non è più un guadagno ma una remissione), e di quelle giovanili.
Nel 2010 oltre alcuni piatti tipici della cultura culinaria sarda l’Associazione ha scelto di proporre al pubblico laziale lo spettacolo vocale dei Tenores de Bitti, per consentire al pubblico “continentale” di conoscere le infinite ricchezze culturali di questa terra, che ha resistito più di altre all’acculturazione forzata della tv, ed ha mantenuto intatti i vecchi canti tramandati oralmente di padre in figlio. La speranza è quella che, la popolazione laziale dei Castelli Romani e dell’Agro Pontino, riesca a trarre giovamento dallo spirito della festa e dallo spirito delle tradizioni che essa vuol promuovere, vale a dire, la riscoperta dei vecchi valori diventati purtroppo obsoleti e a volte forse immeritatamente ridicoli (si pensi alla connotazione dispregiativa contenuta nei termini “pecoraro” e “burino” che gli abitanti dei centri urbani rivolgevano a chi abitava nelle campagne della provincia).
Se c'è un obiettivo che di sicuro è riuscito all'Associazione è quello di aver rispolverato questi valori, togliendo proprio quell'immeritato velo stantio e negativo che li ammantava. Il Pecoraduno parla di agricoltura, pastorizia eppure grazie all'ibridazione con le culture giovanili è percepito come un evento nuovo, giovane, fresco, attraente.
Da qui si può ripartire per parlare di queste cose senza che vengano percepite come un'imposizione esterna, che come tale viene sepre rigettata.